L’infanzia
Patrick Louis Heitz, classe 1984. Sono cresciuto sulle sponde del lago Ceresio, tra Riva San Vitale e Melano, serrato tra i versanti boschivi del Monte San Giorgio da un lato e i ripidi contrafforti del Generoso dall’altro. Tre elementi, il lago e le due montagne, che hanno in qualche modo segnato il mio percorso. L’amore per la natura, e per gli animali in particolare, è sempre stato insito in me. Devo ringraziare anche la lungimiranza dei miei genitori che, ancora prima dell’età scolare, mi fecero dono della fantastica enciclopedia in dodici volumi “Animali di tutto il mondo”. Per lunghe ore sfogliavo quelle pagine satinate, meravigliandomi di fronte alle molteplici e incredibili forme e colori che la vita può assumere. Altre letture si susseguirono, la mia curiosità sembrava non avere limiti. Ai cartoni animati preferivo i documentari naturalistici, e appena potevo mi fiondavo fuori, al lago a osservare pesci, lumache d’acqua o insetti, o ad arrampicarmi lungo i riali del San Giorgio per cercare le larve delle salamandre. Le vacanze tra le montagne dell’Engadina stimolavano ancor più la mia meraviglia, tra scoiattoli, boschi di pino cembro, cince dal ciuffo e merli acquaioli.
Gli studi e le prime esperienze professionali
Dopo un’infanzia felice, quasi idilliaca, e dopo la maturità scientifica, l’enorme amore per gli animali mi portò ad iscrivermi alla facoltà di Medicina veterinaria dell’Università di Milano, dove rimasi tre anni. Era la scelta giusta per me? Una serie di circostanze familiari mi obbligò a cambiare direzione. Capii che la strada giusta era quella di tornare alle origini, di tornare a meravigliarmi di fronte allo spettacolo della natura nel suo complesso. Iniziò così un percorso intenso e sorprendente, di crescita come studente e come uomo, diviso tra la facoltà di Scienze naturali e il lavoro col quale mi mantenevo presso un call center. Un’occupazione che mi avrebbe insegnato molto, dandomi la possibilità di sviluppare nuovi talenti, permettendomi di crescere fino a diventare vice responsabile di un team di 45 persone. Un’attività alla quale mi consacrai tanto, forse troppo, fino a rendermi conto che, ad un certo punto, la bilancia era ormai fuori fase, e che nella mia vita mancava tanta, troppa natura: quel lavoro accessorio era ormai diventato un tempo pieno che mi teneva chiuso dietro a una scrivania per troppe, troppe ore. Dovevo tornare a occuparmi di natura, e fare della natura la mia vita! Terminai quindi i miei studi, con un lavoro di diploma svolto nel mio Mendrisiotto, sulla conservazione dello Zigolo nero nei vigneti. Con la laurea un nuovo capitolo della mia vita si aprì, ed ebbi l’opportunità di iniziare quasi da subito a lavorare nell’ambito della conservazione dell’avifauna. Ma questa è un’altra storia.


